Arcobaleno su colline

Diario di Marina (Joaquim Gomes, 2002)

Esperienza a Joaquim Gomes luglio-agosto 2002Arcobaleno su colline

Joaquim Gomes, nome importante, nome che potrebbe ricordare una canzone d’estate o un personaggio famoso in tutto il mondo… e invece è il nome di un paesino minuscolo nel Nordest del Brasile. Qui, 13 ragazzi di età compresa tra i 18 e i 32 anni, hanno condiviso una delle esperienze più importanti ed intense della loro vita.
Abbiamo trascorso chi 3 chi 4 chi 5 settimane, vivendo in una piccola casa, con letti a castello sufficienti per tutti, un unico bagno e una grande tavolata dove condividere cibo brasiliano, esperienze della giornata, tante risate e tanti pensieri amari.
Da dove cominciamo a descrivere questa strana vacanza alternativa, in tutto e per tutto “no-global style”?!
Cominciamo dall’inizio!
Dopo un viaggio durato 26 ore, siamo stati accolti all’aereoporto di Maceió da Suor Daniela e da un gruppo di ragazzi brasiliani sorridenti e contenti di ricevere nel loro paese questo gruppo di “italianos”!
Il viaggio dall’aereoporto è stato il modo più naturale per essere catapultati in una realtà che, vista coi nostri occhi occidentali, appartiene come minimo a ciò che immaginiamo potrebbe essere stata l’Italia più povera 50 anni fa.

Paesaggio con case di fangoUn tuffo improvviso nel passato, dove i bambini vanno in giro scalzi per strada, dove non passano macchine, ma cavalli senza sella cavalcati da ragazzini, dove le donne portano sulla testa bacinelle colme di piatti o panni sporchi da lavare al fiume, dove tutto sembra costruito in miniatura e sembra così piccolo paragonato allo sterminato ed incantevole scenario naturale che fa da cornice ad una delle realtà più povere del Brasile.
Sono le suore, “as Irmãs”, e la loro Missione l’unica speranza di questa povera gente che non possiede nessun bene materiale di grande valore, ma solo tanta energia e voglia di continuare a vivere.

Suore della comunitàI bambini si sono presentati fuori dal cancelletto verde della “casa degli italiani” dalla mattina successiva al nostro arrivo.
Tanti bambini, di tutti i colori, bellissimi, con occhi grandi e vivi, curiosi di capire chi fossero queste nuove persone arrivate nella notte a sconvolgere nel loro piccolo un paesino in cui tutto è sempre uguale e in cui non succede nulla di nuovo, giorno dopo giorno.
Gli italiani “amici delle suore” hanno cominciato a visitare Joaquim Gomes da quella mattina del 1° agosto. Sembrava tutto così surreale.
Case fatte di fango e legno, prive di acqua corrente ed energia elettrica, persone affacciate alle porte a guardare questi nuovi visitatori, bambini che cominciavano a seguirci dappertutto e a fare tante domande nelle orecchie e nell’animo di ognuno…

La musica che sembrava arrivare da una dimensione parallela, a colorire e animare una terra povera di beni materiali, ma ricca di sogni e speranza e tanta voglia di divertirsi.

Ragazzi in una strada in Joaquim GomesNoi abbiamo cercato di renderci utili seguendo indicazioni date dalle suore.
Alcuni si recavano ad aiutare le maestre dell’asilo Madre Esperança (in un quartiere situato nella parte alta del paese), altri si rendevano disponibili a seguire le suore nelle loro attività quotidiane più pratiche, dalla riparazione di qualche oggetto, alla manutenzione dell’auto che utilizzano per spostarsi, alla compilazione di pratiche burocratiche, alla visita a famiglie povere e con bisogno d’aiuto urgente.
Sono state inoltre organizzate varie attività coi bambini che ogni giorno si recano al Centro São José per un rinforzo scolastico e per giocare. Il Centro, costruito dalle suore anche grazie all’aiuto di volontari italiani, ospita un’ Escolinha (asilo),un campo da pallone e uno spazio sufficiente per far giocare e studiare tutti; vengono accolti circa 200 persone tra bambini e ragazzini, ogni giorno. E’ stato commovente constatare quanto tutti apprezzassero qualsiasi proposta nuova venisse loro fatta. I bambini erano sempre entusiasti di imparare un gioco nuovo, di partecipare ad un laboratorio, di cantare canzoni in cerchio, con una chitarra e due legnetti per tenere il tempo.
Gruppone del progetto Contruindo o FuturoLa vivacità e l’entusiasmo di questa gente è così diversa da tutto ciò a cui siamo abituati qui in Italia. Non c’è mai stato un bambino che andasse a trovare i 13 italiani per chiedere del cibo o dei soldi. La dignità che questo popolo sfortunato ha dimostrato è sconvolgente! I nostri bambini sono abituati ad avere tutto e a chiedere ciò che ancora non hanno, a chiedere, chiedere sempre… E a non essere mai contenti di nulla, perchè nulla è sufficiente!
Si sono instaurati legami profondi tra gli italiani e i bambini, le suore, le maestre degli asili, e i pochi adulti che si è riusciti a conoscere.
I rapporti che si sono creati hanno avuto la caratteristica principale di essere semplici e diretti, genuini perchè basati solo sull’affetto e la volontà reciproca di trascorrere il tempo insieme, giocando, chiacchierando, ballando e cantando.

I volontari in visita ai meninos de ruaUn’esperienza di questo tipo lascia nel cuore una sorta di nostalgia per tutto ciò che di semplice e naturale si è perso qui da noi, per tutto l’amore e l’affetto che si potrebbe donare senza riserve e che, invece, all’interno della nostra vita quotidiana in Italia non si dà, si trattiene dentro, con forza e tristezza.
Lì non viene spontaneo trattenere nulla, si dà tutto ciò che si può e che si possiede senza interrogativi di percorso inutili.
Ci sono stati momenti in cui ci si è chiesti quanto di tutto ciò che si stava facendo là fosse davvero utile a qualcuno, in maniera concreta. Sembra che non basti mai, sembra che anche nel momento in cui si sta dando il 100% di se stessi, questo non basti, perchè c’è sempre un bambino che ha bisogno di un abbraccio in più, o di qualcosa da mangiare o da vestire. Perchè c’è; sempre una mamma con il pancione, che è sola e senza lavoro, e ha già 3 o 4 figli al seguito. Perchè Joaquim Gomes è solo una piccola realtà se paragonata a quanto s’incontra nelle grandi città, dove i bambini di strada sniffano la colla per non sentire la fame ed il dolore che lacera il loro cuore giorno dopo giorno e che li porta a prostituirsi e a rubare e a farsi del male con le loro mani. Perchè la politica è corrotta e la maggior parte delle persone viene sfruttata. Perchè le favelas, alla periferia delle città sono una realtà inimmaginabile e i bambini che, in questi posti, giocano con gli aquiloni alti nel cielo, ridono perchè ancora non sanno che la loro vita sarà difficile e farà di tutto per strappare loro anche l’ultimo sorriso.

Quattro fratellini seduti in una strada di Joaquim GomesGli sguardi di questa gente, gli odori della loro terra, la loro musica travolgente, la loro ospitalità e il loro desiderio di condividere il nulla che posseggono rimarranno nei cuori di tutti coloro che hanno voglia di spendere una vacanza in un paese così diverso dalla nostra realtà.
E’ impossibile non ritornare con un po’ di “saudade no coração”.
E’ naturale provare ad essere testimoni qui, adesso, di tutto ciò che gli occhi, le macchine fotografiche e le cineprese hanno catturato. Perchè è l’unica azione possibile dopo aver vissuto una realtà così ingiusta e drammatica al giorno d’oggi.

Marina Zampetti

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