Suor Daniela: dall’Argentina al Brasile (aprile, 1989)

Lettera scritta a don Guido Fiandino e pubblicata sul bollettino parrocchiale della parrocchia San Francesco d’Assisi di Piossasco – Aprile 1989

Lunedì Santo 1989

Carissimo Guido,
per me è di nuovo venuta la volta di fare i fagotti o, se vogliamo dirlo in linguaggio biblico, di smontare le tende e andare verso l’ignoto. Da quando mi hanno chiesto se mi sentivo ed accettavo di andare in Brasile ho sentito la necessità di scriverti perchè sto ricordando molto quello che ho vissuto a Piossasco prima di partire per l’Argentina. Non avrei mai pensato di affezionarmi cosi a questa terra e alla sua gente e di mettere radici tanto profonde. Sento che, a parte il fatto che qui non lascio i miei genitori, mi sta costando tanto quanto mi è costato lasciare l’Italia. Mi rendo anche conto che la mia permanenza in Argentina è stata una esperienza molto utile, come un periodo di noviziato per passare a realtà più difficili dell’America Latina. Per fortuna che, pur lavorando in Buenos Aires, ho avuto la possibilità di conoscere molto bene le “Villas Miserias” tanto simili alle Favelas e di percorrere un poco le province più povere del nord e del sud.

Suor Daniela in un campo In questi giorni mi trovo nella missione dove lavora il tuo compagno Michele Pessuto con tre mie consorelle, due italiane e una argentina. Fanno un lavoro interessante e impressionante, con due parrocchie, 10 cappelle e una ventina di Comunità di Base sparse nel raggio di 50 Km. in una zona poverissima vicino al Paraguay, dove l’economia si regge sulla coltivazione del cotone, fatta ancora con mezzi abbastanza rudimentali.

Non ti posso raccontare quello che farò in Brasile perchè anche io so molto poco. So che è una zona tra le più povere, al nord-est; la diocesi è Maceiò, e confina con Recife; là incontrerò due consorelle italiane che conosco, io sostituirò la terza che è andata in Italia per un intervento e non può più tornare. So anche che la zona è dominata da tre famiglie ricchissime, proprietarie di tutta la terra, compreso il terreno su cui è costruita la chiesa, per cui si sentono con tutti i diritti, perfino di tenere la chiave e ogni volta che si deve aprire bisogna chiedere il permesso.
Tutto il resto della popolazione, centinaia di famiglie, lavora alle loro dipendenze in piantagioni di canna da zucchero, con uno stipendio da fame e la mortalità infantile per i bambini al di sotto di un anno è ancora del 25%.
lo comunque dovrò dedicare alcuni mesi a studiare la situazione e il portoghese.
[…] E spero di non dimenticare lo spagnolo perchè già pensavo in questa lingua e mi piaceva anche la maniera speciale che hanno di parlarla gli argentini. Per consolarmi mi hanno detto che quando uno pensa già in un idioma e non ha più bisogno di tradurlo per parlarlo, è come fosse la lingua madre e non lo dimentica più.

Comunque queste sono cose banali, piccoli dettagli che non hanno importanza se penso al futuro che mi aspetta. Per questo motivo, perchè il Signore mi aiuti a lasciare con serenità l’Argentina e la gente a cui mi sono molto affezionata, perchè mi dia coraggio e generosità per incominciare una vita nuova in Brasile, mi raccomando alle tue preghiere e a quelle di tutti gli amici di Piossasco.

Un saluto a tutti.
Suor Daniela

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