Orto Comunitario, molto più di un progetto

A differenza di tutte le mie aspettative, una componente essenziale dell’esperienza vissuta a Joaquim Gomes quest’estate, è stata quella di poter vedere la realizzazione di tutti quei progetti sostenuti dall’Associazione e dei quali fino ad allora avevo soltanto sentito parlare.

Posso assicurare che, dopo aver sentito tanti racconti di persone che già erano state nella missione, vedere con i miei occhi, parlare con la gente, vivere in prima persona i progetti attivi a Joaquim Gomes, è davvero un’altra cosa.

E di certo diventa anche strano riuscire a capire che c’è un collegamento tra la Festa Brasiliana in Italia e tali progetti in Brasile; che c’è un sottile filo che lega il biglietto della lotteria che si vende per l’Associazione, e il piatto di riso e carne che quotidianamente i bimbi ricevono a pranzo nelle scuoline di Joaquim Gomes.

Tra tutti i progetti, uno dei più interessanti e curiosi è quello dell’Orto Comunitario.

L’orto nasce 11 anni fa dall’idea di voler coltivare dei prodotti a livello locale, per poi rivenderli agli stessi abitanti di Joaquim Gomes, perseguendo l’etica di contrastare lo strapotere delle multinazionali. L’iniziale affitto di un ettaro di terreno ha poi portato all’acquisizione da parte delle Suore di ben sette ettari in cui si coltivano principalmente banane, cocchi, mais, e si allevano pesci in un piccolo bacino artificiale. Tutto il lavoro è gestito da due famiglie che dimorano all’interno del terreno, fatta eccezione per il progetto di coltura idroponica, di cui si occupano esclusivamente Michele e Severino.

L’idroponia è una tecnica che consiste nella coltivazione, nel nostro caso, di ortaggi, che traggono nutrimento da una soluzione salina. I semi vengono piantati all’interno di contenitori ricavati dalle bottiglie di plastica vuote, organizzate in file collocate dentro una serra di legno. Per mezzo di un impianto di irrigazione, l’acqua, ricca di sali, raggiunge ogni seme, garantendo il giusto nutrimento per la pianta. Una volta raccolti, i prodotti dell’Orto vengono venduti ai supermercati di Joaquim Gomes, o direttamente ai suoi abitanti, durante il mercato del sabato.

Ora, se può stupire la grandezza e l’importanza del progetto in sé, impressiona ancor di più fare la conoscenza delle persone che ci lavorano. Severino ad esempio, che segue, come già detto, il progetto della Serra idroponica assieme a Michele.

Vive a Joaquim Gomes, ha 26 anni e una famiglia meravigliosa, con una moglie e due figli splendidi, Luan ed Enrique. Lavora all’Orto tutti i giorni della settimana, svegliandosi spesso presto la mattina. Quando termina il lavoro dedica il resto del suo tempo alla famiglia e alla comunità. Riesce a seguire il coro giovanile, la famosa “banda di Latta” (fatta da bambini che suonano le percussioni utilizzando vecchi barattoli o taniche), e qualsiasi altra attività (preferibilmente musicale!) che richieda il suo contributo.

E quando ti racconta che ha già rifiutato più di un’offerta lavorativa che gli avrebbe fatto guadagnare di più solamente perché “a me piace lavorare nell’Orto; io ho trovato tutto quello che cercavo dalla vita”, allora ti accorgi che l’Orto Comunitario è qualcosa di più di un semplice progetto. Si tratta non soltanto di aiutare delle persone dal punto di vista materiale, ma di dar loro anche una speranza, un sogno che in futuro, come Severino, possano realizzare.

A volte forse davvero non ci rendiamo conto di quanto sia importante il nostro sostegno dall’Italia  già soltanto per far capire ai nostri fratelli brasiliani che non sono soli, che noi gli stiamo accanto. E’ bello per me oggi poter tornare e dire a tutti voi che ogni cosa che noi facciamo qui ha ripercussioni e conseguenze a Joaquim Gomes ben più grandi di quelle che ci immaginiamo.

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