Piantagioni di canna – Gabbia di prigionia. Intervista a Carlos Lima (29/03/07)

Il coordinatore della Commissione Pastorale della Terra dell’Alagoas risponde alle nostre domande

Carlos Lima - Coordinatore CPT AlagoasCarlos Da Silva Lima ha 38 anni, fin da giovanissimo lavora come volontario fra i bambini di strada e nella segreteria della Pastorale del Lavoro. Da quindici anni è nella Commissione Pastorale della Terra dello stato di Alagoas (che fa parte del Nord Est insieme a Pernambuco, Paraiba e Rio Grande do Norte). La CPT è organizzata in gruppi di lavoro per aree aventi stesse caratteristiche ambientali e problematiche (area desertica, forestale, litorale ecc). Inoltre esiste un gruppo di coordinamento per ogni stato: ora Carlos è nel coordinamento dell’Alagoas.
Ogni gruppo di lavoro è costituito da animatori sociali e assistenti tecnici che hanno il compito di percorrere costantemente il territorio loro assegnato per mantenere i contatti con la popolazione. Si riuniscono una volta al mese per relazionare sul loro territorio con particolare riguardo alle zone di conflitto; a queste riunioni partecipano anche rappresentanze dei lavoratori. Inoltre una volta al mese tutti i gruppi si incontrano per due giorni con il gruppo centrale.

Gli Amici di Joaquim Gomes hanno ospitato Carlos nella sua visita in Europa per presentare il documentario sul lavoro schiavo realizzato dalla CPT. In occasione della nascita del Comitato di Appoggio alla CPT Alagoas nell’Associazione, pubblichiamo un dialogo avuto con lui mentre era in Italia.

Amici di Joaquim Gomes: Che risultati ha ottenuto la CPT Alagoas? Con che metodi?
Carlos: “Sei iniziative di occupazione hanno avuto successo e hanno permesso di legalizzare come insediamenti, detti assentamenti, altrettanti accampamenti di Sem Terra. Nella capitale Maceiò sono state organizzate due Fiere annuali che durano quattro giorni.
I lavoratori di tutti gli assentamenti e accampamenti vi portano i loro prodotti, in 120 bancarelle sono state vendute 300 tonnellate di prodotti, vi si organizzano spettacoli e attività di formazione per i lavoratori, serate culturali aperte al pubblico.
Negli insediamenti si punta a coinvolgere i giovani, per esempio con gli orti (che fanno parte del progetto Seminare il Futuro), affinché non abbandonino gli insediamenti conquistati con tanta fatica dalle loro famiglie per inseguire il miraggio di un lavoro lontano.
Con le scuole itineranti, indispensabili dappertutto e in particolare negli accampamenti non ancora legalizzati, dove la polizia e gli uomini dei fazenderos periodicamente si recano a distruggere le strutture provvisorie e a disperdere i lavoratori. In queste scuole si punta anche a creare nei giovani una coscienza ecologica: per esempio non incendiare per il disboscamento e coltivare in modo ecocompatibile. Il primo nemico da battere è l’analfabetismo: in Alagoas tocca l’80% e, fra gli analfabeti, oltre il 30 non sa nemmeno scrivere il proprio nome.
Spesso i bambini per andare a scuola devono percorrere a piedi anche quattordici chilometri al giorno. In un centro vicino a Joaquim Gomes è stata necessaria una lunga vertenza con il comune, per avere come scuolabus i camion della nettezza urbana che venivano sommariamente lavati tra un servizio e l’altro. Un’altra successiva vertenza è giunta fino all’occupazione del municipio per ottenere un vero scuolabus.
In una regione in cui il taglio della canna da zucchero è il principale impiego non serve manodopera istruita: fazenderos e autorità fanno di tutto per non far decollare l’istruzione e mantenere disponibile un serbatoio di lavoratori a basso costo economico e sociale.

Un tagliatore di canna da zuccheroSi organizzano le Romarìas, marce che ogni anno attraversano i luoghi più significativi nella lotta per la terra, dove c’è stata la repressione più dura o a cui appartengono le più importanti memorie storiche sullo schiavismo.
Quest’anno si svolgerà a Serra da Barriga, dove circa trecento anni fa si è formato uno dei maggiori Quilombos, cioè insediamenti di schiavi fuggiti. La Romarìa è allo stesso tempo processione, con letture e riflessioni religiose, e dimostrazione politica di lavoratori e di tutti coloro che vogliono unirsi. La chiesa spesso è l’unico riferimento sociale e politico attendibile sul territorio e fra i lavoratori”.

AJG: Chi rivendica diritti negati è persona scomoda per i potenti perché lede i loro interessi di sfruttamento. Perciò in Brasile i rischi di repressione e di ritorsione illegale sono tanti. Qualche esempio nella tua esperienza?
Carlos: “Ad esempio in un municipio vicino a Joaquim Gomes nel 2004 si è svolta una riunione di fazenderos e amministratori della zona per decidere di emettere una taglia di 5000 reais su ciascuna delle persone scomode da eliminare: tra queste c’ero anch’io. Per la mia attività sono inoltre imputato a piede libero in cinque processi. Ecco le imputazioni: due per aver occupato la sede dell’INCRA (Istituto Nazionale di Colonizzazione e Riforma Aagraria), allo scopo di sollecitare l’espletamento nei termini di legge di pratiche per nuovi insediamenti; una per aver richiesto al giudice, che ordinava lo sgombero di un accampamento non autorizzato, di invitare la polizia a non procedere con la solita violenza; uno per resistenza allo sgombero di un accampamento di Sem Terra; una per aver dichiarato che un giudice era omissivo, in quanto ritardava ingiustificatamente il parere di legittimità su una pratica di occupazione”.

AJG: E’ corretto dire che la riforma agraria è lontana perché le autorità non la vogliono veramente, dunque che non dispiaccia loro che gran parte della terra sia in mano a una percentuale minima di popolazione e milioni di lavoratori, non avendone, siano indigenti?
Carlos: “Per la legge brasiliana non c’è limite alla proprietà. L’unico modo per distribuire terra è dimostrare che una fazenda di almeno 240 ettari non è coltivata; però, se essa non viene occupata, il governo non procede autonomamente. Per l’occupazione interviene la CPT che organizza un certo numero di aventi diritto, costruisce baracche provvisorie, crea servizi d’ordine, sanitari, di istruzione. Gli occupanti vengono suddivisi in gruppi di famiglie. A questo punto viene mandata all’INCRA la comunicazione di avvenuta occupazione per ottenere il sopralluogo e la classificazione della terra (produttiva o improduttiva). Se è ritenuta improduttiva, l’INCRA manda la documentazione al governo centrale di Brasilia, l’unico che può emanare decreti autorizzativi.
Se il proprietario della fazenda non resiste in giudizio la pratica si conclude in circa un anno e mezzo, in caso contrario il contenzioso va avanti per diversi anni e le famiglie vivono senza nessuna certezza in tende o baracche coperte da teli di plastica, salvo poi essere disperse.

Solo in Alagoas, uno degli stati più piccoli del Brasile, ci sono 12 mila famiglie in queste condizioni di particolare precarietà. Un’altra possibilità di occupazione esiste per i terreni che vengono coltivati a marijuana. Infine lo stato attraverso il Congresso dovrebbe procedere a requisire e distribuire le terre sulle quali viene scoperto l’utilizzo di lavoro schiavo: solo in questo caso procede per esproprio, negli altri casi indennizza il proprietario con 3800 – 6000 reais per ettaro”.

Una marcia organizzata annualmente dalla CPTAJG: Anche noi speravamo in Lula per la riforma…
Carlos: “Movimenti, associazioni e le commissioni pastorali che lavorano per le questioni legate alla terra hanno fatto propaganda elettorale per Lula, ma nel suo primo mandato non si è visto nulla, anzi le concessioni alle multinazionali sono aumentate da 6 a 20 milioni di ettari per la canna da zucchero e altrettanto per la soia. Nell’attuale secondo mandato si stanno vedendo alcuni risultati nella distribuzione delle terre, ma dipendono più dall’azione dei movimenti di massa e dalle occupazioni che dall’iniziativa del Governo”.

AJG: Quali provvedimenti di accompagnamento esistono alla riforma perché il contadino non si ritrovi subito nei debiti e debba svendere la terra appena ottenuta?
Carlos: “Fino a qualche tempo fa l’INCRA forniva macchinari, ora ha finito i soldi e non dà più niente; i suoi tecnici non ricevono lo stipendio da cinque mesi. In queste condizioni è difficile assicurare il progetto di sviluppo degli insediamenti con lo studio tecnico dei servizi, la potabilizzazione dell’acqua, l’istruzione ecc. Rischia di fermarsi tutto, perché, solo sulla base del progetto di sviluppo produttivo stilato dall’INCRA, le banche erogano un prestito fino a 12 mila reais per famiglia da restituire in tre anni dopo il primo di avviamento. Il Governo all’avviamento elargisce a fondo perduto 5000 reais per famiglia per la costruzione della casa, 800 reais per l’acquisto degli attrezzi e due mensilità di 200 reais”.

AJG: Quale appoggio alla lotta si aspetta la CPT dai collegamenti internazionali che sta creando?
Carlos: “Abbiamo constatato che, opponendoci a chi vuole conservare in Brasile una situazione di ingiustizia e di sfruttamento, siamo molto fragili, non tanto per carenza di leggi, ma per l’illegalità diffusa e la corruzione che i potenti alimentano. L’unico vero sostegno alla mobilitazione popolare è l’informazione interna e soprattutto internazionale. Non sono preoccupato che si conosca la mia denuncia di questa situazione, anzi il fatto che siano in tanti a conoscerla in qualche modo mi protegge dalle ritorsioni e mi rafforza”.

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