Suor Daniela dal Brasile (novembre, 1989)

Dal bollettino parrocchiale della parrocchia San Francesco d’Assisi di Piossasco – NOVEMBRE 1989

Dopo l’Argentina, l’esperienza a Joaquim Gomes, nel Nordeste.
L’ambiguo ruolo delle sette religiose sponsorizzato dagli USA.

Appena comincio a chiaccherare con suor Daniela la prima cosa che noto è il suo marcato accento spagnolo-portoghese, che la costringe a parlare un curioso italiano. Oggi è uno degli ultimi sabati di settembre con un bel sole caldo ed è per questo che l’intervista si svolge nel cortile della casa di suor Daniela: “Sono abituata ai caldi climi tropicali ed è difficile riabituarmi alle temperature italiane”.

— Dove prestava la sua opera ultimamente?
“Avevo trascorso sette anni in Argentina occupandomi delle ragazze madri. Sapevo che prima o poi avrei dovuto lasciare quei posti per trasferirmi altrove, Pensavo che mi avrebbero dato qualche incarico nell’interno dell’Argentina, invece circa sei mesi fa mi fu proposto di partire per il Brasile. Cosi ora mi trovo in un paese di 25 mila abitanti, Joaquim Gomes che si trova a Nord-Est del Brasile, a 70 km dall’Atlantico. La città è un latifondo immenso, è popolata solo da persone di colore discendenti degli schiavi africani, che vivono in povertà in case fatte di fango e legno le quali ogni anno vengono distrutte durante l’apocalittica stagione delle piogge. Là i neri sono di fatto ancora schiavi dei bianchi, per loro non vi sono diritti di nessun genere. ”

— Perchè è tornata a casa?

“Sono dovuta rientrare in Italia dopo 3 anni di assenza per regolarizzare la mia posizione con le autorità brasiliane, perchè quando sono entrata in Brasile I’ho fatto come turista. Se tutto andrà bene, tornerò il 22 novembre”.

— Quali sono i suoi compiti a Joaquim Gomes?

Suor Nemesia presta il suo servizio in una famiglia di Joauqim Gomes“Il nostro lavoro è rivolto in due direzioni: religioso e socialpolitico. Li cammino verso l’evangelizzazione è stato iniziato dalle mie sorelle soltanto due anni fa e quindi la strada da percorrere è ancora lunga. Noi cerchiamo anche di aiutarli per un futuro migliore preparandoli politicamente, cercando di fare capire loro che è ora di alzare la testa se vogliono cambiare le cose. Per i neri è normale che i bianchi comandino.
Anche durante le elezioni locali i voti di preferenza non vanno ai cittadini che potrebbero migliorare le condizioni della povera gente, ma vanno per il vincitore, per il più forte, il più ricco. I sindacati non esistono, gli scioperi neanche perchè il lavoro è a cottimo e chiaramente il giorno in cui non si lavora non si mangia. E’ ovvio che noi non facciamo dei comizi politici, solo tentiamo un po’ in silenzio di sensibilizzare l’opinione pubblica.”

— Che tipo di vita conducono gli abitanti del luogo?

“La vita si svolge in prevalenza fuori casa, nelle strade, sul fiume. Chi lavora lo fa nei campi di canna da zucchero. L’unica fabbrica della zona si occupa solo della lavorazione della canna da zucchero. Quando d’inverno non c’è lavoro nei campi, c’è la fame nera. L’alternativa sono i camion che possono arrivare da regioni molto lontane in cerca di braccia contadine che si occupino dei campi di altri latifondi. Se il posto c’è parte solo l’uomo, che comunque al ritorno non porterà molto denaro a casa.
L’istruzione è inesistente. Le scuole ci sarebbero, però vengono chiuse per qualsiasi stupidaggine. I bambini perciò passano tutto il loro tempo sulla strada come del resto fanno le donne. Noi pensavamo di costruire un centro dove far svolgere alle donne e ai bambini delle attività costruttive in modo da toglierli dalla strada.”

— Cosa mangiano?

“La carne è un lusso, è carissima. Il pasto più frequente è composto da fagioli e riso bolliti. Poi c’è la pianta della manioca dalla quale ricavano una farina che usano anche come condimento. Pure il latte è molto costoso e non è di mucca ma in polvere. Frutta c’è ne a volontà ed è praticamente gratuita . . . Certo che se tu li osservi mentre mangiano, ti accorgi subito che lo fanno solo per riempire lo stomaco, per fermare i morsi della fame.”

— Di cosa muoiono?

Una via di Joaquim Gomes“Ci sono molte morti violente. Omicidi, incidenti, ecc. Succede spesso che gli operai vengano uccisi dai padroni o dalla polizia. Anche l’alcool uccide, l’alcolismo è una piaga che colpisce molti uomini. Le donne muoiono facilmente di parto perchè l’ospedale più vicino si trova a ben 70 km. Poi ci sono i bambini che perdono la vita a causa delle infezioni contratte bevendo l’acqua del fiume ed anche per mancanza di igiene.”

— Sono cattolici o hanno altre pratiche religiose?

“In tutta l’America Latina ci sono delle sette religiose finanziate dagli USA. In queste sette si predica molto la rassegnazione alla sofferenza, alla sottomissione ai padroni, al giudizio finale di un Dio che giudica e castiga. Eseguono anche dei riti a carattere voodoo, con sacrifici di animali. Nonostante ciò le persone hanno molto rispetto per il cattolicesimo e desiderano riceverei sacramenti come il battesimo, la cresima o la sepoltura. ”

— I padroni bianchi non vedono nella vostra missione un pericolo per i loro interessi?

“In merito, i preti brasiliani ci dicono sempre: “Voi stranieri fate i furbi perchè tanto avete i soldi, una congregazione alle spalle, sapete che se vi perseguitano partite con il primo aereo.”
I padroni quindi ci pensano due volte prima di far fuori uno straniero perché il fatto provocherebbe un grande clamore. Suor Daniela mi fa vedere delle foto che ha scattato in Brasile. In molte sono ritratti dei bambini e intanto mi spiega che questi sono molto affascinati dalla macchina fotografica. Altre foto mostrano le verdissime colline con le rigogliose piantagioni di canna che contrastano molto con le tristi immagini delle case di fango scomparse sotto la violenza delle piogge. Alla mia domanda se la Fiat Uno che si vede in alcune foto sia sua, la nostra mi risponde di si ed aggiunge che laggiù le auto hanno una carburazione modificata poichè sono alimentate da alcool ricavato dalla canna da zucchero.

— Qual è l’aspetto più positivo della gente che ha incontrato?

“Hanno la mente più libera, più semplice della nostra. Per esempio ricordano con facilità preghiere o parole che magari hanno sentito 10 anni prima. Probabilmente questo accade perchè intorno a loro mancano parecchie distrazioni come la televisione, la pubblicità, le macchine sofisticate. I giovani sono fantastici. Ci ascoltano e ci aiutano, hanno molte iniziative e volontà di cambiare le cose. Loro potrebbero essere l’inizio di una generazione più libera e felice.”

Elisabetta Racca

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