Diario di Viaggio di Gabriella – Joaquim Gomes, Agosto 2017

Oggi, 28 Luglio 2017, è il primo giorno a Joaquim Gomes. Nel pomeriggio Michele ci comunica che andremo a visitare la favela e che se vogliamo possiamo portare con noi i cellulari o la macchina fotografica, per fare delle foto, con molta discrezione.
L’emozione è tanta, ma anche il timore di imbattersi in qualcosa di negativo o pericoloso.

Abbiamo sentito tante volte parlare di favelas e sentito storie di giovani e ragazzini uccisi, per questioni legate allo spaccio della droga. Comunque ci prepariamo ed usciti dalla Casa degli Italiani, imbocchiamo la prima stradina in discesa che c’è di fronte a noi. La favela a JG si trova all’interno del paese ed assume la forma di un imbuto, viene chiamata Cacimba (cioè pozzo). Nel nostro viaggio ci accompagnano gli stessi ragazzini che abbiamo conosciuto la mattina, suor Riziomar ed alcuni amici di Michele tra cui un ragazzo che nella Cacimba c’è nato e cresciuto, ma che studiando è diventato professore di lingua portoghese e inglese, nonché scrittore di poesie. Sono anni che non si recava più nella favela ed anche per lui è una grande emozione.

Ci addentriamo in un paesaggio ricco di vegetazione, dove il verde degli alberi e delle piante è il colore predominante. Le case anche qua sono attaccate l’una all’altra e le facciate colorate formano un arcobaleno di colori. Purtroppo la struttura non è molto solida. Si tratta di costruzioni fatte di canne di bambù e fango, molto soggette ad intemperie, quali la pioggia e gli allagamenti, data la posizione in cui si trovano.

Infatti, in mezzo alla favela scorre un torrente dove defluiscono i canali di scolo delle case. Per cui quando piove straripa ed allaga tutto, rendendo le stradine fangose ed impraticabili. Ci fermiamo davanti alle abitazioni, per salutare le persone che si affacciano al nostro passaggio. Qualcuno ci permette di entrare e ci racconta un po’ la sua storia. Le case sono veramente piccole, ma c’è tutto il necessario per sopravvivere anche in sette o dieci persone. Incontriamo un gruppetto di mamme con bambini, seduti davanti alle loro case che giocano e si lasciano volentieri fotografare.

Cominciano ad arrivare altri ragazzini e bambini che abitano nella zona più alta della favela, spinti dalla curiosità di conoscerci e dal desiderio di ricevere una caramella. In questa realtà non si avverte la criminalità. La gente ci appare amichevole e contenta di vederci, ci sorride e ci accoglie. Tutta l’ansia e il timore che avevamo all’inizio, adesso è svanito. Ci sembra di stare in un mondo incantato pieno di colori. Eppure siamo consapevoli che dietro questa bella facciata, si nascondono storie di vita difficili, di delinquenza, di povertà e di umiltà. Ma, comunque, questo non toglie loro la voglia di sorridere.

Mentre andiamo via dalla Cacimba due cose mi vengono da pensare. La prima più riflessiva: “Ma noi, abituati a tutte le comodità della nostra vita, saremmo capaci a sopravvivere in questa realtà?”. La seconda un po’ più sognatrice, mi fa immaginare lo scenario della favela, con le sue casette molto semplici , circondate dalla fitta vegetazione, palme di cocco, pozzi di acqua più o meno potabile e il torrente che la taglia a metà; come la perfetta ambientazione per un presepe vivente. E credo che lì in mezzo Gesù sia proprio presente.

L’amicizia, l’accoglienza e la solidarietà sono le cose che maggiormente abbiamo vissuto e coltivato a Joaquim Gomes.

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