Giornate luminose, cielo azzurro, alberi in fiore, il caldo e la polvere tipica delle strade di terra della stagione secca: sono queste le caratteristiche paesaggistiche del periodo natalizio qui a Joaquim Gomes. Tutto molto diverso dall´atmosfera di Natale che noi europei siamo abituati a vivere. Anche le canzoni che si cantano in chiesa in questo periodo non raccontano del freddo e del gelo ma dei fiori che sbocciano e dei frutti che arrivano.
Ci ho messo un po´ ad abituarmi a questa differenza, ma come ogni anno, senza il bisogno di luci colorate né di sfarzosi addobbi, sono le situazioni particolari ma ordinarie di questo contesto che mi avvicinano allo spirito di questa festività e mi aiutano a cogliere appieno il senso del Natale, quello vero.
Quest´anno in particolare, in questo tempo di Avvento ho vissuto una giornata speciale a Pedra Talhada, un piccola frazione di poche case semplici nella zona rurale di Joaquim Gomes.
É bassa la casa di Flávio, di fango, color terra, larga poco piú di quattro metri e lunga poco piú di cinque e si presenta come se fosse “stanca” per gli anni. É stretta tra due abitazioni poco piú alte. L´intelaiatura di pali e rami é ormai storta, la si intravede bene tra la terra secca che riempie i buchi della struttura che danno forma alle pareti.
Come sempre succede a queste case costruite con il fango, anche questa é segnata dal tempo; le grandi piogge tropicali dell´inverno e il sole caldo scrostano e rovinano man mano la terra rossa di sostegno.
La casa di Flávio é buia. Entrando dalla piccola porta di assi storti ci si deve fermare per far abituare lo sguardo che ha bisogno di alcuni attimi per adeguarsi al contrasto del buio dell’interno con la chiarissima, bianca e forte luce del sole dell´esterno.
La luce entra solo da due piccole porte, quella della facciata e quella sul fondo. Non c´é spazio per le finestre.
Varcando la porta, con la vista ancora da adattare, é il senso dell´olfatto che prevale e allora si coglie ancora piú chiaramente l´odore acre del fumo della legna bruciata usata abitualmente per cucinare. Ci si deve fermare, anche perché subito dopo la porta due piccoli e vecchi divani formano uno strettissimo corridoio di passaggio.
Ci si rende subito conto che i due vecchi sofá sono appoggiati su alcune pietre e due latte arrugginite che compensano il dislivello di un pavimento di terra irregolare e con alcune buche.
Dei due divani rimane appena il telaio in legno e la sgualcita tela di rivestimento. Oltre a riempire l´ambiente servono comunque e Flávio li usa per dormire, perché quella casetta ha appena una piccolissima cameretta le cui misure sono totalmente occupate dal letto di mamma e papá. Una vecchia tenda appesa alla porta della camera divide i due piccoli spazi.
In generale l´ambiente é scarno, un tavolo di assi, un frigo arrugginito, tre sedie di plastica, le zappe del lavoro appese alla parete assieme a una rete per pescare e un calendario scaduto da tempo ma tenuto probabilmente per l’illustrazione che ritrae San Lazzaro.
Tre vecchi e grandi sacchi che contenevano farina sono ora il ripostiglio per stoviglie e panni. La struttura del fuoco per cucinare, senza canna fumaria rende nero per la fuliggine la parete laterale e le tegole del basso tetto. Il luccicare delle poche ma pulitissime pentole di alluminio appese alla parete fa di contrasto al nero del carbone. Non c´é l´acqua in casa, neanche il bagno.
La famiglia di Flávio é stranamente ristretta rispetto alle numerose famiglie di qui. Lui, mamma Cicera, papá Arnaldo e poi una gallina con tre pulcini che scorrazzano allegramente in casa, insieme a due bei gatti e due cagnolini. Siamo arrivati qui perché Flávio é un alunno di due miei amici insegnanti. Lui ha vent´anni e frequenta la scuola superiore. Tempo fa ci ha invitati a conoscere meglio la zona in cui abita e desiderava accompagnarci in un punto panoramico, situato su una grande roccia che si trova salendo un ripido sentiero nella fitta foresta.
Il paesaggio di questa zona é molto bello e affascinate a livello naturalistico! Tra amici abbiamo organizzato questa gita e approfittando della visita a Flávio ognuno ha portato qualcosa da condividere a pranzo e alcuni alimenti da lasciare alla sua famiglia.
È stata una giornata bellissima, non solo per la scoperta di un luogo molto suggestivo, ma soprattutto per l’incontro con una famiglia semplice ma con tanto da insegnare! Alla sera, pensando a questa esperienza, a quella casa, a quella famiglia ho riflettuto su molte cose. Intanto ho capito una cosa importante: la casa di Flávio non é scura ma é piena di luce!
La casa di Flávio é in questo mio Natale la grotta di Betlemme, é la Luce che uno puó incontrare dentro, é il valore che c’è nel contenuto, non del contenitore. É la luce che molte volte contraddistingue questa gente, soprattutto i piú indigenti.
La casa di Flavio é la luce dell´accoglienza incondizionata, la luce della speranza per un futuro migliore, la luce della spiccata intelligenza da lui dimostrata e anche raccontata dai suoi professori, la luce della sapienza del suo papá e dell´umiltá della sua mamma.
La luce della famiglia di Flávio é la luce di chi é allegro nel condividere con il cuore il poco che possiede. La luce nella gioia salutandoci e porgendoci come dono e ringraziamento alcuni prodotti del loro piccolo orto.
Grazie Flávio per il tuo sorriso sincero, ma soprattutto grazie per avermi regalato con la tua presenza, la tua testimonianza di vita, uno spunto preziosissimo per prepararmi a vivere piú profondamente questo Natale giá alle porte!
Un forte abbraccio, con l´augurio che in questi giorni di Avvento, di attesa, ognuno di noi possa incontrare uno spunto prezioso per vivere piú profondamente il vero senso del Santo Natale, il vero senso della nascita di Gesú bambino!
Buon Natale a tutti! Con stima e riconoscenza,
Michele