Dal bollettino parrocchiale della parrocchia San Francesco d’Assisi di Piossasco – OTTOBRE – NOVEMBRE 1997
ll nostro soggiorno a Joaquim Gomes è nato dalla voglia di vivere un’esperienza nuova, diversa. E cosi è stato, quaranta giorni vissuti e condivisi interamente con la gente e le missionarie di Joaquim Gomes. Ci siamo ritrovati catapultati in una realtà che, alle soglie del nuovo millennio credevamo non potesse più esistere.
La povertà più disperata è all’ordine del giorno, così come i bambini scalzi, mezzi nudi che si incontrano mentre camminano soli ma con aria così indipendente nelle strade ripide e fangose. Le situazioni che si presentavano ai nostri occhi erano disarmanti, ma ancor più sconvolgente è la serenità con cui questo popolo affronta la propria lotta quotidiana per la sopravvivenza.
Ciò che noi abbiamo fatto in questo mese è poco e superfluo, rispetto al grande lavoro che svolgono le suore. Gran parte di ciò che suor Myriam, suor Daniela e suor Riziomar fanno è permesso dagli aiuti economici che arrivano dalla nostra comunità di Piossasco, che viene anche ricordata ogni giorno nelle preghiere dei bambini dell’asilo.
Ricordiamo anche le esperienze vissute a Macéio dai ragazzi di strada chiamati “meninos de rua” insieme a suor Helena, che sembra portare sul volto i segni del suo lavoro umanitario. Siamo convinti che la dignità e l’allegria della gente di Joaquim Gomes, siano un grande insegnamento per noi, schiavi e succubi della civiltà occidentale, così legati al tempo e ormai sempre più lontani dai valori tradizionali.
Adesso siamo di nuovo qui, ma ogni volto, ogni segno è impresso nella nostra mente. Si rimane per qualche tempo col rimorso di trovare davanti a sé tanta abbondanza. Le impressioni però, anche le più drammatiche, come tutte le cose umane, sbiadiscono per l’urgenza delle cose quotidiane, spesso troppo futili rispetto alle esigenze vissute. Ma purtroppo facciamo parte della nostra società occidentale, dove un sorriso non riempie il cuore di gioia come accadeva a Joaquim Gomes. Vi abbiamo raccontato qualcosa, ma il calore umano e la grande gioia di questa gente non si può trasmettere tramite qualche parola.
Bisogna viverla!
Francesca e Michele