Con la Pasqua ci auguravamo speranza e resurrezione, ci auguravamo di arrivare prima o poi alla fine di questo incubo e adesso ci siamo. Ma non in tutte le parti del mondo si vive la gioia e la libertà che piano piano, seppur con grande prudenza, stiamo riacquistando a poco a poco in Italia.
Non è così per i nostri amici brasiliani che si trovano nel pieno dell’emergenza solo ora e che lottano contro altri mostri, altrettanto pericolosi: la povertà e un governo che non pensa al bene del suo popolo, ma al potere.
Non è così nemmeno per i fratelli di Gatunga, che nell’ultimo anno hanno lottato contro le alluvioni, le locuste e la mancanza di acqua, sopportando una calamità dopo l’altra a cui ora si è aggiunto il Coronavirus.
Abbiamo seguito da lontano le vicende di Bolsonaro, la sua miopia (follia) e la volontà di far finta di nulla. Il bilancio totale è di più di 57.000 morti dall’inizio della pandemia, con 1 milione e 320.000 contagi. Anche le guarigioni aumentano, ma non come la curva dei nuovi casi: non vi sono infrastrutture adeguate a sostenere ricoveri, posti in terapia intensiva, isolamento e sicurezza sociale. Lo stato non raggiunge tutte le zone povere e sovraffollate come le favelas, dove gli aiuti sono forniti da associazioni di volontariato.
A Joaquim Gomes i casi ufficiali sono 112, ma 70 guariti e 7 deceduti, ma è difficile sapere con esattezza come stiano le cose. Michele e le suore si sono adoperati fin da subito distribuendo dei pacchi alimentari e dei prodotti per la pulizia alle famiglie più bisognose, ma anche dei quaderni e dei colori a tutti i bambini e i ragazzi che in questi mesi non stanno andando nei centri del progetto Construindo o Futuro perché chiusi. Questo non ha impedito ai ragazzi di stare a contatto, riversandosi in strada e alcuni rinunciando all’unico pasto della giornata.
Anche a Gatunga ci sono problematiche che si aggiungono al problema del virus in sé, in primo luogo che non tutti hanno acqua corrente in casa. Padre Patrick si è subito attivato e ha costruito una sorta di fontana in centro al paese, con tanto di distributore di sapone e attivazione del getto d’acqua attraverso un pedale, così da non dover toccare nulla. Molti uomini si sono messi a cucire mascherine, ma resta difficile garantire a tutti i prodotti e i preziosi DPI a cui siamo abituati qui.
Il Coronavirus in Kenya si è manifestato ad inizio aprile e conta ad oggi circa 5.500 contagiati e 137 morti, con curve purtroppo in aumento, compresa -per fortuna!- quella dei guariti (1.900 circa).
Come associazione abbiamo cercato di dare il nostro sostegno da qui, in modi diversi. In primis il mantenimento del contatto e della vicinanza “virtuale” sono stati fonte di consolazione e di speranza, a seconda del momento, in entrambe le direzioni: dall’Italia verso Brasile e Kenya e viceversa.
Abbiamo realizzato due video, in portoghese e in inglese, il primo dicendo quali sono le 10 regole da seguire per evitare la diffusione del virus, il secondo che mostra i passaggi per costruire le mascherine in casa, grazie anche al grande lavoro di alcune nonne che a Piossasco hanno realizzato moltissime mascherine.